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Museo Nazionale della Fotografia - Brescia

matteo biatta

sabato 21 gennaio 2017 alle ore 17:00

presso la sala mostre e conferenze in C.da Carmine,2F Brescia

MATTEO BIATTA presenta: La vita dopo la morte

Da marzo 2014 a dicembre 2015, l’Africa Occidentale ha conosciuto la più grande epidemia di Ebola della sua storia.
Dopo la Liberia, con 4809 morti, la Sierra Leone è stata la nazione con più casi, con 14.124 contagiati e 3955 vittime.

Negli altri stati i morti sono stati 2536 (Guinea) e 8 (Niger)*. Molte persone sono sopravvissute, dopo aver sofferto per settimane o mesi e sono tornate nei loro villaggi dopo esser state curate negli ETC (Centri
di trattamento per l’Ebola).La popolazione di Lunsar, situata a circa 130 chilometri da Freetown, capitale della Sierra Leone, e dei villaggi limitrofi, è stata colpita da Ebola e la struttura sociale è stata distrutta. Ora la percentuale di vedove, orfani o persone senza famiglia risulta particolarmente alta. Il vero problema di Ebola, è lo stile di vita che è in uso nei villaggi; la gente mangia diversi animali senza cuocerli e i ragazzi giocano spesso con babbuini, scimmie e pipistrelli nella foresta. Quando una persona mostra i sintomi di Ebola, è sufficiente toccare il suo corpo per esporsi ad un altissimo rischio di contagio. La fisicità del loro rapporto, continuare a toccarsi, baciarsi e abbracciarsi, pone la popolazione in una
situazione molto rischiosa, considerando che gli animali che vengono mangiati sono ancora portatori sani
del virus. Molte persone, fortunatamente, sono sopravvissute all’Ebola e hanno accettato di posare di fronte alla macchina fotografica per farsi ritrarre e raccontare la loro storia.
Queste, durante la loro malattia, hanno perso familiari, figli, figlie, mogli, mariti, e molti parenti; Ebola è stata una catastrofe per la popolazione della Sierra Leone, ma la gente è piena di speranza.
Fatmata Sesay ha 19 anni è una sopravvissuta all’Ebola e vive nel villaggio di Kontabana; ha posato davanti alla macchina fotografica per farsi ritrarre e durante le riprese mi ha detto: “Durante la malattia, stavo molto male e pensavo che probabilmente sarei morta ma c’erano dei momenti, ricordo, nei quali riuscivo
a pensare - devo continuare a respirare, finché respiro sono viva - Sono guarita dopo due mesi, ho perso i miei genitori e due fratelli, ma ora sono all’ottavo mese di gravidanza e penso che non dobbiamo mai perdere la speranza perché domani il sole sorgerà.

Matteo Biatta nasce a Brescia nel 1979 e si avvicina alla fotografia nel 2001. Nel 2005 inizia la carriera dopo aver frequentato il master in fotografia di reportage presso l’Accademia John Kaverdash sotto la guida del critico fotografico Sandro Iovine. Dal 2005 è fotografo dell’Agenzia Sintesi con la quale ha pubblicato immagini
sulle maggiori testate italiane tra cui L’Espresso, Panorama, La Repubblica, Il Corriere della Sera ed il Venerdì di Repubblica. Le sue foto sono state distribuite anche dall’agenzia di stampa nazionale francese “Sipa Press”. Tra il 2008 e il 2009 collabora con l’Agenzia Grazia Neri. Nell’aprile del 2009 realizza un reportage a L’Aquila nei giorni immediatamente successivi al terremoto; con le immagini realizzate verrà allestita una mostra per la Protezione Civile con la quale si raccoglieranno fondi da destinare alla
popolazione colpita dal sisma. Nel marzo del 2014 realizza un reportage ad Afagnan e Tanguiéta all’interno degli ospedali del Fatebenefratelli. Nel gennaio del 2015 entra a far parte come “contributor” del primo collettivo di fotografi italiani “BuenaVista Photo”. Nel marzo del 2015 realizza, con il giornalista de “Il Giorno” Paolo Cittadini, un reportage in Bosnia Erzegovina, per documentare la situazione a vent’anni dalla fine della guerra.
Nel marzo del 2016 realizza un reportage in Sierra Leone per documentare la situazione dopo l’epidemia di Ebola.
Giornalista pubblicista (n° 123823 OdG – Lombardia)


Ingresso libero

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