Sabato 28 marzo 2020 alle ore 17:00
Luzzara. Un paese, una metafora
Luzzara è un comune della Bassa emiliana divenuto celebre grazie a “Un Paese” di Paul Strand e Cesare Zavattini, primo vero esempio di libro fotografico italiano pubblicato nel 1955. A partire dalla metà degli anni Settanta con Gianni Berengo Gardin, altri grandi fotografi (Luigi Ghirri, Stephen Shore, Olivo Barbieri tra i più noti) torneranno a Luzzara per ritrarre l’identità e i mutamenti della sua gente costruendo il mito di un luogo, un paese, di fatto ormai metafora stessa dell’identità fotografica di un’intera nazione. Con questo progetto, il Collettivo Gasthaus intende rendere omaggio a questa straordinaria storia. Sei autori, sei differenti visioni di Luzzara fotografata in un unico giorno. Sei differenti narrazioni che portano tutte ad un pensiero comune: di Luzzara ce ne sono tante quanti sono gli occhi che la osservano.
Collettivo Gasthaus. Il Manifesto
Gasthaus è un collettivo di autori la cui missione è quella di produrre lavori fotografici in cui il paesaggio, nostro file rouge, non sia esclusivamente soggetto, ma allo stesso tempo pretesto e incentivo per una riflessione di più ampio respiro.
A partire da spunti artistici consolidati nel tempo oppure da idee nate all’interno del gruppo intendiamo proporre, attraverso l’indagine fotografica, l’elaborazione di progetti in cui ogni autore, nel rispetto delle persone, delle cose e degli obblighi etici del fotografo, operi secondo un linguaggio, un estro e una ricerca personale coerenti con ogni tema.
Il nostro obiettivo è la condivisione, nel lavoro collettivo, di creatività, idee e discussione, con il fine primo di realizzare ciò che per noi rappresenta la destinazione migliore di ogni progetto: un libro fotografico realizzato con cura e allo stesso tempo disponibile a condizioni economiche accessibili, perché il fine dell’arte è la condivisione. Un’opera in cui immagini e testo compongano un unicum strutturato, perché la fotografia è non solo memoria, ma anche racconto.
Gli autori di Collettivo Gasthaus che hanno partecipato al progetto “Luzzara. Un paese, una metafora” sono Alessandro Angeli, Cristian Gelpi, Battista Giupponi, Mirko Lamonaca, Fabrizio Maestroni e Sara Piovanotto.
Biografie
Alessandro Angeli nasce a Bergamo nel 1964. Il suo percorso fotografico si sviluppa e si alimenta nelle passioni. Quella per i viaggi in primo luogo, che si intreccia a quella per l’arte e la pittura. Ha studiato con attenzione gli artisti che hanno sviluppato una grande ricerca sulla luce, come Vermeer e Hopper. Partecipando a corsi e workshop, negli anni ha cercato di migliorare la base tecnica, ma l’approccio fotografico rimane sempre istintivo e mai congelato dai dogmi stilistici. Alessandro si riconosce nella fotografia minimalista e in quella di architettura per cui grandissima ispirazione viene tratta da fotografi, come Hiroshi Sugimoto, Yoshinori Mizutani e Gabriele Basilico. Fuori dal contesti fotografici citati, il vero artista di riferimento per Alessandro è Luigi Ghirri. La sua visione, l’attenzione spostata sulle cose semplici e l’essenzialità di certe immagini sono la sua stella polare.
Cristian Gelpi nasce a Bergamo nel 1978. Pensa e progetta con consapevolezza dopo aver partecipato ad un workshop con Franco Fontana nel 2016, con il quale ha avuto la possibilità di partecipare più volte alle collettive Franco Fontana e quelli di Franco Fontana. Le sue immagini sono state pubblicate ed esposte in Italia e all’estero (Berlino, Tokyo, New York). Attualmente il suo lavoro si fonda sulla scelta di usare esclusivamente il formato quadrato, che gli permette di usare la fotografia come un contenitore dove inserire un proprio vedere e un proprio sentire il colore. Nei nudi Cristian ricerca le luci e le atmosfere del periodo romantico. Nei paesaggi, le atmosfere e i colori di Edward Hopper.
Battista Giupponi nasce a San Pellegrino Terme nel 1966. A venticinque anni si avvicina alla fotografia da autodidatta e la macchina fotografica diventa sua compagna inseparabile durante le uscite di trekking e di scialpinismo. I suoi scatti guidati dalla passione per il territorio, la cultura e la tradizione bergamasca trovano spazio in alcuni quotidiani, riviste e libri. Dopo un vuoto di diversi anni decide di mettersi completamente in discussione e di dedicarsi allo studio di vari generi e autori. Attualmente cerca di esprimere con visione personale ritrattistica, paesaggistica e mondo interiore.
Nato a Milano nel 1976, Mirko Lamonaca vive e lavora a Bergamo. Partendo dalla pittura, nel 2008 trova nella Staged Photography il mezzo ideale per rappresentare soggetti realizzati con miniature e set costruiti a mano. Temi dei lavori sono musei e città immaginarie, oltre a “Catàbasis”, una ricerca sull’immaginario dell’oltretomba, progetto che gli è valso il primo premio al Riaperture Festival Fotografico di Ferrara nel 2018. Un interesse aperto ed eclettico porta Mirko ad interessarsi di Lomografia, ambito che sperimenta in maniera consistente nel 2016 in occasione di un workshop con Franco Fontana, che lo chiama ad esporre con sé in diverse occasioni. Tema maturato in tempi più recenti, con lo studio di autori tra i quali Lewis Baltz, William Christenberry, Bernd e Hilla Becher, Mirko si sta attualmente occupando di un progetto di lunga durata sul paesaggio italiano ripreso dall’automobile per mezzo di un iPhone. Suoi lavori sono stati pubblicati su vari magazine ed esposti in Italia (Milano, Roma, Brescia, Ferrara, Genova), Europa (Berlino, Bruxelles) e India (Hyderabad).
Fabrizio Maestroni nasce a Bergamo nel 1976. Per approfondire il proprio interesse per la fotografia dal 2010 frequenta corsi avanzati e workshop con affermati fotografi (tra cui Franco Fontana, Eolo Perfido, Vittore Buzzi, Gabriele Lopez). Nel corso degli anni la passione si focalizza sempre più verso la Street Photography, la fotografia in strada fatta in modo diretto e istintivo con un utilizzo minimale di attrezzatura. Tra i fotografi che lo ispirano vi sono Daidō Moriyama, Mario Giacomelli, Alex Webb, Trent Parke, Saul Leiter. A Fabrizio piace anche sorseggiare del buon vino e strimpellare la chitarra.
Sara Piovanotto nasce a Bergamo nel 1980. Da sempre fa dell'immagine il motore del suo interesse e una parte fondamentale del proprio lavoro. Da una formazione sulla percezione visiva alla curiosità verso alcuni artisti e alcune tecniche grafico-pittoriche, alla traduzione dell'immagine nel movimento o come stimolo nel lavoro sul corpo. Sara Si avvicina alla fotografia nel 2015 quando inizia a studiare la metodica del fotolinguaggio e si lascia incuriosire dalla macchina fotografica nel 2016. Inizia così a studiare autori quali Abelardo Morell, Francesca Woodman, Francesca Della Toffola, Duane Michals e a ricercare un modo personale di esprimersi attraverso la fotografia. Per questo nel 2018 segue un workshop di fotografia creativa con Franco Fontana.
presso la sala mostre e conferenze in C.da Carmine,2F Brescia
Ingresso libero
Info: