esposizione dal 11 febbraio 2017 al 5 marzo 2017 | inaugurazione: sabato 11 febbraio 2017 hh 17.00
Un viaggio all'interno dei propri viaggi, non solo fisici ma soprattutto interiori.
Un viaggio a ritroso attraverso i sentimenti evocati da una illusione, da una delusione, da una aspettativa tradita ma non per forza nel senso malinconico o negativo. Facendo riferimento alle filosofie orientali si vede come il punto fondamentale del Tao sia il contatto tra il bene e il male, tra il negativo e il positivo, tra il chiaro e lo scuro. E’ proprio quando si è raggiunto il punto più alto che si può cadere in basso, ma è quando si è raggiunto il fondo che la crescita ha inizio.
Un percorso che segue la linea evolutiva della vita, dalle rive del mare alla terra ferma, passando attraverso le montagne per arrivare fino al cielo, in una serie di istantanee in cui aleggia quella “lentezza dello sguardo” che Luigi Ghirri amava ribadire durante le sue lezioni di fotografia:“La fotografia rappresenta uno spazio di osservazione della realtà, o di un analogo della realtà (la fotografia è sempre un analogo della realtà), che ci permette ancora di vedere le cose. E'come riuscire, una volta tanto, a leggere un articolo di giornale senza che qualcuno ci volti in continuazione le pagine. E’ una forma di lentezza dello sguardo che trovo estremamente importante, oggi, considerato il processo di accelerazione di tipo tecnologico e percettivo che è avvenuto negli ultimi anni. Credo che questo suo carattere specifico di immagine fissa, ferma, il fatto di permettere tempi di lettura lenti, tempi di contemplazione e quindi di approfondimento, non sia mai stato così importante come oggi”.”
Francesco Vezzola lavora per sottrazione: rifiuta l'accumulo percettivo a vantaggio di una elementarità evocativa e contemplativa. In alcuni scatti si sottrae sistematicamente alle trappole del “già visto” e del “ben fatto”.
Procede in senso verticale, come riflessione sul valore di quello che l'occhio vede e fissa con la macchina fotografica. Partendo dal dato reale, che spesso cade nell'ambiguità e ci trascina in quello che potrebbe essere invenzione o illusione, il fotografo ci fa da guida attraverso i luoghi che ha visitato tra il 2011 e il 2016, che parlano silenziosamente delle sue ispirazioni e scelte stilistiche e linguistiche.
Torna all'analogico, alla pellicola, al materiale sensibile ai sali d'argento e alla sua magia. Ci mostra il suo cambiamento stilistico attraverso un uso del colore leggero e tenue, liquido in alcuni immagini, colore che dovrebbe essere più aderente alla realtà ma che in alcuni stampe diventa evocativo, si trasforma in un racconto per immagini interiori, che trovano corrispondenze nella realtà visiva. Il paesaggio ci porta in spazi carichi di memoria e si fa carico di portare lo spettatore, carico ormai di stereotipi visivi, verso il recupero dell'immaginazione. Fermo- immagini che colgono, attraverso l' immobilità ordinata e silenziosa dei suoi paesaggi e l' armonia cromatica, l'essenza dell'atto fotografico stesso e delle sue corrispondenze.
(Testo di Luisa Bondoni)
esposizione dal 11 febbraio 2017 al 5 marzo 2017
Orari di apertura: martedì-mercoledì-giovedì 9-12
Sabato e domenica: 16-19
Ingresso libero e gratuito